LA FORESTA CHE CRESCE
2a Edizione
La rassegna 2018 si è aperta sabato 10 novembre con l’Inaugurazione della mostra fotografica:
“SENZA TITOLO: DI VIAGGIO, DI PERMESSO, DI ISTRUZIONE, DI PROFESSIONE”
a cura della Cooperativa Il Pugno Aperto, La mostra nasce dalla collaborazione tra l’équipe del progetto di Accoglienza Prefettizia della Cooperativa, alcuni ragazzi, accolti nei diversi comuni della provincia e il fotografo Marpho. Il titolo vuole rappresentare la situazione delle persone, che arrivate in Italia, diventano richiedenti asilo ed entrano in un limbo di attesa e speranza che le porta a vivere con il costante pensiero di dover ottenere “IL DOCUMENTO” che permetterà loro di soggiornare legalmente sul territorio italiano. La mostra vuole andare oltre lo strato più superficiale, opaco e distorto, che spesso altera la verità circa il tema immigrazione e il sistema di accoglienza italiano, invitando ad osservare le foto sollevando il velo di parole e inchiostro che offusca la realtà di vite non così diverse dalle nostre e che meritano di essere scoperte.
Le persone che hai visto nelle immagini sono:
David, Fatty, Mary, Fanto, Cecile Sabrina, Marta, Abdul e sono alcuni dei 33 ragazzi raccolti nel
Progetto di Accoglienza Prefettizia
presente sul territorio di Bergamo e provincia:
Quello che queste persone fanno non è altro che facciamo noi tutti i giorni:
studiano, cucinano, vivono gli spazi comuni, incontrano amici, fanno volontariato, lavorano.
Ne’ più ne meno quello che faremmo tutti.
ORA PENSA,
NON E’ STATO UN PO’ COME GUARDARSI ALLO SPECCHIO ?
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Nella stessa serata Sonila Alushi, interprete del progetto RADICI di RAI3, ha dialogato con il giornalista Pietro Vailati presentando la sua esperienza di integrazione, dall’Albania a Bergamo: un viaggio nel mondo dell’immigrazione regolare e silenziosa, uno sguardo nuovo sul fenomeno dell’“altra” immigrazione. Sonila Alushi, nel 1998, quando l’Albania era in preda al caos, è venuta a vivere a Bergamo e in questa serata ci ha raccontato la sua storia, il suo Paese di origine alla ricerca delle proprie radici, degli affetti, dei luoghi, dei ricordi e la realtà di oggi, in un continuo oscillare tra la storia culturale, politica e sociale del proprio Paese e la “piccola storia” personale, fatta di famiglia e amici, di luoghi ed emozioni.
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Aeham Ahmad, il pianista di Yarmouk
Sabato 17 novembre, un ospite eccezionale Aeham Ahmad, il pianista di Yarmouk. Dopo una introduzione di Mirko Colleoni, docente di lingua e letteratura araba, Aeham ha suonato e raccontato la sua storia, tra letture di pagine significative del suo libro, da parte degli alunni dell’Istituto Betti Ambiveri di Presezzo.
Aeham Ahmad, è il protagonista del’immagine del giovane che suona il pianoforte in mezzo a una strada bombardata. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo, diventando un simbolo della catastrofe in Siria, ma anche dell’inestinguibile volontà dell’uomo di opporsi in ogni modo alla distruzione. Il suono di quello strumento ha raggiunto e commosso milioni di persone nel mondo su YouTube.Ora nel suo libro “IL PIANISTA DI YARMOUK” racconta la propria storia: l’infanzia in una Siria ancora in pace, l’inizio delle rivolte preludio di una guerra terribile, la fuga per la stessa via battuta da migliaia di disperati. Un lungo e pericoloso viaggio via terra, la drammatica traversata del Mediterraneo, le insidie della rotta balcanica.
Aeham Ahmad con Silvio Ravasio
gli alunni dell’Istituto Betti Ambiveri di Presezzo, Aeham Ahmad e Mirko Colleoni