IL PORTO ONLUS ACCOGLIENZA IMMIGRATI | Nel mio paese nessuno è straniero – 2019
l'associazione il porto onlus, ILPORTO-ONLUS, IL PORTO ONLUS, prevede percorsi accoglienza e integrazione a favore di immigrati presenti sul territorio di Ponte san pietro , mapello, dalmine e provincia di bergamo, referente Marco Ravasio
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NEL MIO PAESE NESSUNO E’ STRANIERO – 2019

 

 

In occasione della celebrazione in tutto il mondo della Giornata per l’eliminazione delle discriminazioni razziali, fissata nella data del 21 marzo dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a ricordo del massacro perpetrato dalla polizia sudafricana nel 1960, a Sharpeville, di 69 manifestanti che protestavano pacificamente contro le leggi razziste emanate dal regime dell’apartheid,

si propongono una serie di eventi  per sensibilizzare e riflettere sui temi dell’accoglienza, della pace “attiva”, per favorire la cultura dell’antirazzismo e creare occasioni di dialogo interculturale.

 

 

 

 

 

Il 21 marzo DONATELLA FERRARIO, introdotta e coordinata da Piero Vailati, giornalista de L’Eco di Bergamo, ha presentato il suo ultimo libro Sconfinare. Viaggio alla ricerca dell’altro e dell’altrove.

 

 

 

 

Il volume raccoglie una serie di conversazioni dell’autrice con Antonia Arslan, Eugenio Borgna, Pap Khouma, Uliano Lucas, Claudio Magris, José Tolentino Mendonça, Paolo Rumiz, Abraham Yehoshua e un ricordo di Giorgio Pressburger.

Il libro, spiega Donatella Ferrario, infatti è ispirato dalla figura di Giorgio Pressburger, scrittore e drammaturgo ungherese di famiglia ebrea, grande uomo di cultura sfuggito nella sua terra d’origine prima alla persecuzione nazista, poi a quella sovietica. Pressburger – scomparso nell’ottobre 2017, quando il libro stava prendendo forma – è l’emblema dell’uomo più forte di qualsiasi divisione e discriminazione, al punto da eleggere a propria dimora Trieste, città di frontiera per antonomasia, storico ponte fra il Mediterraneo e la Mitteleuropa. «E lo fa – racconta ancora Ferrario , – dopo essere arrivato in Italia da clandestino e aver trovato immediatamente rifugio e ospitalità. Perché l’Italia è il Paese dell’accoglienza, anche se le vicende più recenti sembrerebbero voler dimostrare il contrario». Trieste, terra di confine dalla quale vengono anche Claudio Magris e Paolo Rumiz, altri due interlocutori di Donatella Ferrario in questa estenuante ma fruttuosa ricerca dell’altro e dell’altrove. Ricerca che coinvolge anche Pap Khouma, scrittore senegalese che dei suoi 62 anni ne ha vissuti la metà in Italia, e «che ribalta con la sua vita e le sue parole il concetto di “doppia assenza” elaborato dal sociologo algerino Abdelmalek Sayad, secondo il quale il migrante finisce per non essere accettato nel Paese in cui arriva e per diventare straniero nel Paese da cui è partito. Khouma invece racconta di una “doppia presenza”, che nasce dall’arricchimento originato dal confronto con il nuovo senza rinnegare le proprie radici». La stessa «doppia identità» (nel senso più positivo del termine) che rappresenta il valore aggiunto di scrittori come Antonia Arslan, italiana a tutti gli effetti che getta luce nei suoi romanzi su una pagina oscura come il genocidio armeno vissuto dalla famiglia del papà. O come Abraham Yehoshua, ebreo che ha vissuto e insegnato a lungo negli Usa e in Francia prima di tornare nel natìo Israele. O di fotoreporter come Uliano Lucas. «uno che da anni, per professione e per vocazione, varca in continuazione confini di ogni tipo per documentare tutto quello che succede in ogni angolo del mondo». O di psichiatri come Eugenio Borgna, che a quasi 89 anni ancora non ha smesso di esplorare i confini più misteriosi e affascinanti che ci siano: quelli della mente umana. Confini geografici e politici, linguistici e ideologici, culturali, generazionali ed economici. Confini che Donatella Ferrario racconta attraverso i suoi interlocutori, «cercando il più possibile di riportare e rispettare la loro voce, senza uniformarla trasformandola nella mia». Confini come luoghi di incontro e di scontro. Soprattutto di attraversamento. Fisico, ma soprattutto morale. Perché i confini più difficili da superare, in fondo, sono quelli che ognuno di noi ha dentro di sé.

 

 

 

 

 

Sabato, 23 marzo, è stato presentato UN MESSAGGIO DI PACE: ANCHE IO SONO L’EUROPA! Lettura animata di “Cielo d’acciaio” di Antonio Megalizzi a cura del GRUPPO GIOVANI SERVAS

Antonio Megalizzi, il reporter italiano morto nell’attentato di Strasburgo nello scorso dicembre, era responsabile di un format rivolto ai giovani sulle vicende europee, sognava una radio d’Europa per raccontare le diversità e l’integrazione. Voleva raccontare le differenze e le diversità nell’Europa della generazione Erasmus

Partendo dal testo e dalla storia di Megalizzi, i giovani del gruppo Servas (Servas Porte Aperte è un’associazione culturale senza fini di lucro, aconfessionale e apartitica, legata ai temi della pace. Ha carattere nazionale e fa parte dell’associazione Servas International, fondata nel 1949 come strumento di sostegno al movimento pacifista)  hanno dato voce al suo messaggio  di pace con una performance.
“Nessun posto è casa mia. La mia casa è in nessun posto, la mia casa sono le persone che mi abbracciano”..è questa la musica che accompagna.la danza di risveglio di Laura e di incontro con ragazzi che arrivano da lontano, Natasha e Seoucko,  in un abbraccio multiculturale con la bandiera della pace che li avvolge
Il reading  “Cielo d’acciaio” è sottolineato dalle immagini di un bombardamento recente (Yemen, Siria?) il dolore è lo stesso!

Lorenzo ci spiega perchè i ragazzi hanno scelto questo brano, e quali valori e ideali sono cosi forti e determinanti.

I lettori : Aurora, Sara, Natasha, Bianca e Federico sono emozionati, calati nel ruolo di questa missile che non vuole esplodere…ma che non può arrestare la sua corsa e Tamir, Jamila e l’orsacchiotto giacciono al suo fianco. distrutti.

“perchè il cielo cosi bello dove risiedono i sogni del mondo deve riflettere distruzione e morte?”…

Megalizzi, autore del testo, muore a 28 anni sotto il cielo di Strasburgo, ucciso da un altro ragazzo, Cherif di 29 anni.
Perche queste giovani vite, dove risiedono i sogni del mondo.. devono riflettere distruzione e morte?

 

 

 

 

Ha partecipato alla manifestazione l’orchestra giovanile eXtraband, ragazzi e ragazze dagli 8 ai 13 anni originari di diversi paesi del mondo che, attraverso la musica d’insieme, condividono un’esperienza unica di integrazione e amicizia

 

 

 

 

 

Un pomeriggio di musica, parole, letture dove i giovani sono stati protagonisti!

 

 

 

E poi… aperitivo multietnico!

 

 

 

 

 

 

 

 

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